Thursday, July 26, 2018

Il Mercato delle Erbe quattro anni dopo: un grande temporary o un contenitore solo apparentemente facile?



il Mercato delle Erbe e una nuova apertura
Sono  tornata al Mercato delle Erbe dopo tanti mesi che non ci mettevo piede. E' che quando vivi una città ogni giorno, lasci certe abitudini e nemmeno te ne rendi conto. Poi però scopri che, anche parecchie attività che avevi visto nascere lì dentro, hanno deciso di lasciare quel posto che per te era diventato un'abitudine. E' anche vero che leggere della scomparsa di Lionel Joubaud, lo chef bretone del Banco 32, mi ha colpita e rattristata, perché lui era una persona gentile e naturalmente di basso profilo, nonostante in città avesse messo a punto cucine di stile e idee creative. In effetti ieri, quando sono andata a fare un giro per acquistare un po' di verdure, ho letto che oggi il Mercato abbasserà le serrande alle 4 del pomeriggio, per l'ultimo addio all'amico e cuoco al Pantheon della Certosa. Quattro anni fa, con Maurice Kavenagh e Paola Donati, aveva dato inizio a questa avventura innovativa nel popolare mercato e come loro, tanti avevano visto nel Borough Market alla bolognese, una vera opportunità per far germogliare una inedita attitudine gastronomica. In quattro anni, però, si sono avvicendate tantissime attività, e ancora ieri, con sorpresa, ho vista nascere l'ennesima, che spero durerà.







Sister è un nuovo banco che vende fasce per i capelli stile anni cinquanta, tutte di stoffe diverse, cappelli, gioielli




Passeggiando tra le bancarelle e le nuove aperture conseguenti alle chiusure, l'impressione che mi sono fatta del Mercato delle Erbe è che la sua vera natura sia quella di essere un grande temporary, dove ci si sta un po', si vede come va e in caso si resta o si va. Però questo succede soprattutto con le piccole attività, perché quelle più complesse sono ancora lì. Entrando da via Belvedere l'ala destra è quella di Altro! ed è sempre movimentata, con tante proposte gastronomiche e la pizzeria sempre in prima linea: proprio all'ingresso, nel primo corridoio, ieri ha inaugurato Oui Fleurs, il nuovo punto fiorito dell'omonimo negozio di via Andrea Costa. A sinistra invece c'è l'asse Polpette e Crescentine, Vini e Sapuri, Vineria alle Erbe e Mozzabella: queste resistono nel tempo. Lì a fianco c'è il Banco 32 che è un monumento alla continuità e alla qualità, come lo sono altri negozi del Mercato, tipo I Salumi della Cecca, che è lì da molto tempo prima che iniziasse tutto il rinnovamento. E poi la fila centrale, il cuore del Mercato, con le bancarelle della frutta e della verdura che a mio parere sono parecchio cresciute in qualità, che si alternano a bancarelle di altri cibi e ad innovative proposte come Sister, un bancone di cassetti pieni di fasce vintage, gioielli e cappelli, un'esplosione di stoffe ricercate. Dall'altra parte, ho poi notato l'arrivo di Rosetta, che propone appunto i panini rosetta con varie farciture e sempre lì vicino pare stabile Sfarinà, questa volta è la piadina a farsi apprezzare con anche proposte gourmet. Subito fuori da via Belvedere, invece, a destra c'è il punto più raccolto di Stix, il ristorante di via Santo Stefano, prima della piazza. Chi si è invece perso per strada? A mio parere uno dei posti che ha davvero lasciato un segno in città, Maichan, che aveva portato il piacere del dim sum a Bologna e che mi era piaciuto tanto. Infine, proprio ieri, ho scoperto con mia sorpresa che anche il Bio Magazen, che proponeva prodotti bio e mangiarini in stile, ha chiuso... ed è successo a gennaio. Ho letto sul loro profilo fb che il Mercato non era il posto giusto per la loro attività. E credo che questa riflessione abbia accompagnato altri che ci hanno creduto. Ma è anche vero che forse, il Mercato delle Erbe è destinato a questo, a essere un banco di prova da affittare a mesi, per poi decidere se buttarsi o meno col proprio progetto, nel grande mare, spesso in tempesta, della ristorazione bolognese.





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al Pantheon della Certo



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Un sabato mattina di colazioni all'aperto: fai da te, mangia lì, briochine da urlo, sandwich e frullati

colazione da Dynamo, finalmente! Sulla sinistra potete riconoscere la mitica mela nella sfoglia acquistata da Cuppi!


Mi state dicendo che anche voi avete una voglia di colazione all'aperto che scalpita? Lo so, finalmente è arrivata la primavera e noi siamo degli animaletti, dei fiorellini che appena sentono la combinazione luce+sole, non stanno più nella terra e vogliono uscire. Per fortuna la nostra città continua a regalarci occasione belle per stanarci, e allora ho deciso di fare questa piccola guida a 5 colazioni meno una per sedersi fuori e fare chiacchiere mangiando dolce o salato, che potranno ricongiungervi con la spensieratezza della bella stagione.









Il Corner Bar di via Saragozza 37 è delizioso in quella sua - appunto- posizione all'angolo della strada e praticamente dall'altra parte della strada rispetto a Palazzo Albergati, ormai destinazione italiana per vedere mostre di un certo grado commerciale. Dicono che qui al bar una specialità sia il Croissant al carbone vegetale con crema chantilly, però secondo me se amate il salato, è qui che dovete venire!




Di Oui in Cucina in via Andrea Costa 118/b adoro questo nuovo tavolino con seggioline, un po' buttato lì, fuori dal dehors.... io non amo particolarmente i dehors.... Su cosa puntare? Sulle torte fatte in casa.




Il pezzo forte della mia collezione di colazioni è il nuovo nato in Bolognina: si chiama Kinotto ed è il bar dei ragazzi del Locomotiv, che hanno preso in gestione il vecchio bar accanto al Club dentro al parco del DLF in via Serlio 25, ora frequentato a tutte le ore da un pubblico molto eterogeneo, dagli hipster ai vecchietti fino alle famiglie. Le brioche sono di Olmo.




Ecco, il nuovo bar di Dynamo, la Velostazione di Bologna, quel posto in una grotta sotto alla Montagnola dove si fanno tante cose legate alle bici, rischia di diventare il posto dell'estate della colazione. Perché? Perché qui le cose ve le portate voi, a parte il caffè, i succhi, il cappuccino e il pane eccellente di Olmo. A proposito, avete notato che Olmo si sta espandendo tra i locali di un certo tipo, con la fornitura di briochine e pane? E comunque, per tornare a bomba, la cosa bella di Picnic (Porta Il Cibo Noi I Calici), il progetto bar della Velostazione, è che se volete fare colazione con le amiche, ma non avete un posto all'aperto a portata di mano, e volete fare assaggiare le vostre tortine oppure fare degustazioni di briochine miste.. .ecco che qui a Dynamo avete trovato il co-breakfast! Colazioni condivise. Da maggio, poi, arrivano i pancake con un truck di Imola che si chiama Pancake!!


Hot Pot Experience: la Cina è "hot spot" nel centro di Bologna



Hot Pot o fonduta cinese




Buongiorno amiche e amici mangioni! Dopo un breve viaggio al Nord da cui ho portato a casa un po' di piacevoli notizie e tanta ispirazione, faccio ritorno nella mia Bologna giusto in tempo per acchiappare col mio retino, l'ultima sensazione gastronomica asiatica, che tra l'altro mi era stata annunciata qualche settimana fa dal mio lettore (ora ufficialmente corrispondente) Michele  Ve ne sarete accorti anche voi, ormai l'avanzata cinese in città non si placa e le nuove generazioni si stanno scatenando per proporre soprattutto ai coetanei cresciuti all'ombra delle Due Torri, quei riti di svago foodie tanto popolari nella terra d'origine. E pian piano si costruisce una bella mappatura di quella Cina che abbiamo sempre desiderato, perché anche noi bolognesi siamo curiosissimi a riguardo di quella cucina che forse arriva seconda, in città, dopo le trattorie bolognesi. O terza: chissà se supera le pizzerie, sarà un'indagine da fare.







l'hot pot potete sceglierlo con brodi differenti: dal "normale" al "molto piccante" al "pomodoro speziato" fino ai "funghi misti". Qui vedete i nostri, piccantissimo per mio padre che adora la cucina estrema e normale per me e l'Adorabile, che volevamo partire dalla base


Allora, premetto subito che qui al Carnivore Union di via Centotrecento, dove un tempo c'era l'amatissima (non mia ma di tanti bolognesi sì) pizzeria Nuova Epoca, non sono stata capace di fare una foto intrigante che sia una. Innanzitutto ero troppo curiosa, presa, impegnata con sensi, mani e discorsi per farla e poi l'ambiente non è così leggiadro e fighetto da offrire facili foto in pochi secondi.  Ma chissenefrega, l'avventura gastronomica nell'est asiatico è stata cosmica. Già dall'arrivo del fornelletto per scaldare la pentola, che poteva sembrare un giradischi e suggeriva che qualcosa di molto coinvolgente sarebbe successo. Prima è arrivata la "pot" disegnata come il simbolo del Tao, per contenere i due brodi scelti, piccantissimo e normale. Poi è arrivata la salsa di sesamo e arachidi, che noi non abbiamo usato nel modo corretto: bisognava infatti prima intingere pesce, carne, tofu o verdure e poi cuocere, ma bene così, sbagliando si impara. Infine i tanti piattini scelti: manzo piccante, pane fritto (buonissimo!!!), riso, gamberi, tentacoli di calamaro, tofu, foglie di crisantemo, pollo, noodles di soia, ravioli ai gamberi (non eccezionali, pastella troppo spessa, qui in Bolognina siamo abituati troppo bene). 



ready to cook? First make your food selection and then, play!


Muniti di mestolino con e senza buchi (perché potete scegliere se cuocere solo o se portare nel piattino anche un po' di brodo) e di bacchette, abbiamo dato inizio al rito e trasformato la tavola ricoperta di carta gialla da osteria, in un gran buttasù. Attorno a noi solo gioventù asiatica, perché abbiamo inteso che questa cosa dell'hot pot in Cina, corrisponde al rito della pizza italiano, ma qui pranzi o cene (consigliati soprattutto col fresco) possono durare ore!

Quindi, se state cercando un'idea per il prossimo compleanno, questa è la carta da giocarvi, anche perché ci sono proposte per tutte le tribù del cibo.



Carnivore Union

via Centotrecento 1/b

pranzo e cena, chiuso il lunedì



Mangiare la pizza sulla terrazza del Pincio: coi Portici la Montagnola ha una nuova destinazione

quattro proposte alla Pizzeria Portici, con un'apertura temporanea, da maggio a ottobre






Dieci anni fa sarebbe stato impensabile introdurre nella programmazione dell'estate bolognese un'idea gastronomica. Ma la rivoluzione del cibo bolognese ha portato anche questo: un ripensamento dell'atto del mangiare, con tutti i formati che si porta dietro, e una nuova collocazione nel panorama "culturale" cittadino. Un tempo sarebbe stato inoltre fuori dalla riflessione politica, ideare un bar o un ristorante per ripopolare un posto un po' disagiato della città, ma, lontano da ogni sospetto di gentrificazione, oggi è una possibilità e con questa scia di elucubrazioni, arriva una nuova pizzeria all'ombra delle Torri, con ingresso dalla Montagnola e da via Indipendenza, e sulla terrazza del Pincio. Avete presente quella scalinata monumentale che porta a quel posto dove non siete mai saliti?









nulla è lasciato al caso


Dalla sera dell'11 maggio, arrivando quindi dalla Montagnola, potrete entrare in terrazza, sedervi a un tavolo e ordinare pizza e birra Moretti. E' una proposta popolare per tutto il complesso dell'Hotel I Portici, che in dieci anni ci ha abituati alla sua bellezza art decò declinata in teatro, ristorante stellato, bottega della sfoglia con tortellino take away, bistrò sul terrazzo e ora pizzeria in stile napoletano, ma solo per 6 mesi, che è la durata della manifestazione Bologna Estate. Tutte le sere scegliete cinque tipi di pizza lievitata 26 ore e frutto dell'incontro tra due farine: la Margherita, la Casertana (una bianca con provola Aversa affumicata, pomodorini del piennolo e pancetta di maialino Nero Casertano), l'Ortolana (bianca con quel che arriva dal mondo verdure), La Portici (bianca con Parmigiano Reggiano 36 mesi e prosciutto crudo di Parma 18 mesi) e Creativa, ovvero la stagione in una pizza. I costi: dagli 8 della Margherita ai 13 della Portici.

Chiude Colazione da Bianca e si chiude un'epoca "foodie" a Bologna







la vetrina di Colazione da Bianca in via Santo Stefano




Ieri mattina era il suo giorno di chiusura settimanale, ma se ci passerete davanti oggi, la serranda la troverete comunque giù. Niente più seggioline sotto al portico, niente più alzatine, tavolini vintage, vaso di peonie all'ingresso, poltroncine di velluto, torte e pasticcini sul bancone: Colazione da Bianca non c'è più da ieri e con la sua chiusura finisce davvero un'epoca, a Bologna, cominciata meno di dieci anni fa, non tanto dunque, ma nei tempi moderni va così, la velocità. 







il decor unico e ricercato




L'epoca è quella della rivoluzione gastronomica che io iniziai a "sniffare" sul finire degli anni dieci e per cui diedi inizio a questo blog. Colazione da Bianca, di cui scrissi nel 2010, proprio quando spuntò sotto al portico di via Santo Stefano, era qualcosa di mai visto a Bologna, ma se avevi un po' viaggiato nel mondo europeo pieno di stimoli, non potevi non riconoscere subito chi cercava di portare la novità all'ombra delle statiche Torri. Quelle alzatine, la cura, i disegni sulle vetrine. E poi questa Bianca, che naturalmente nella mente della sua creatrice Laura, una energica e perseverante signora sempre in giro tra mercatini o immersa in calcoli e businness plan (lei sì che l'aveva fatto bene, comunque), doveva pennellare la cliente ideale, curiosa viaggiatrice, amante delle novità ma con uno sguardo poetico e indipendente sul mondo. Non l'avevamo mai avuto un bar così, anche se non dimentico che un'altra signora in un'altra bella via della città, Rialto, aveva già realizzato il suo sogno, il Fram. Mi sono persa un po' nei pensieri e nei ricordi, ma quando ho saputo che Bianca chiudeva, mi è venuto in mente il Diana. Ok mi son detta, questo non è il tempio (o ex tempio) della cultura gastronomica bolognese, ma è certamente stato la fonte della modernità: un tempo nascevano solo dei ristoranti, dal 2010 le sfide sono state sui caffè innovativi, sui bistrò intimi, sul piccolo ma curiosissimo, sull'evoluzione dell'accoglienza dalla colazione all'aperitivo, perché in un'epoca che ha riscoperto la socialità e le chiacchiere da bar hanno conquistato anche chi non le curava, proprio i caffè sono stati la novità. E poi la proposta di qualità, gli ingredienti ricercati, i prezzi magari più alti ma a ragione. 

In tutto questo ragionamento non ho perso il pensiero centrale, ovvero quello che, come dice Laura, la fruizione dei locali a Bologna è cambiata e quindi "vanno cercate nuove idee e nuovi format". Un tempo non c'era "il turismo". Quando arrivò Colazione da Bianca, il progetto era rivolto ai bolognesi (un po' come la mia guida "La Bologna foodie della Bea", ormai preistoria, con la metà dei locali che non esistono più), perché erano loro che per la prima volta iniziavano a guardare la loro città con gli occhi di un turista. Poi il pubblico è cambiato, e una piazza come quella di Santo Stefano, per me sempre la più bella di Bologna, è diventata meta prediletta dei turisti che vanno a caso. Se i bolognesi cercavano un'esperienza nuova, i turisti poco viaggiatori che affollano il centro vogliono soprattutto il mordi e fuggi. E, ormai è retorica, ha vinto il tagliere e ha perso la curiosità.... ma chi ha le idee continuerà a sorprenderci.



ps: magari adesso vi starete domandando cosa aprirà lì, ho sentito dire che Il Boccone del Prete sarà il nuovo inquilino, con un progetto che declina la cucina sui colli. Un tempo avrei vibrato all'affacciarsi della novità, ora la leggo come l'ennesima, ma comunque sto a vedere. Perché nel frattempo, anche il modo di fare giornalismo gastronomico o di gestire i post di un blog, a mio parere, si è trasformato, e questo, in ogni caso, mi piace.

Mercatini, festivalini e temporary sono i nuovi bistro': Bologna all'aperto, una piccola guida

il Cavaticcio scenario di molte manifestazioni: al momento c'è il Biografilm Park, ma l'inaugurazione è stata con una tre giorni dell'Ex Forno (la foto è riferita a quella tre giorni)




Buongiorno a tutti! Il tempo corre, io corro e voi pure, mi sa. E in tutta questa frenesia mi rimane ben poco spazio per curare il mio diario, che però è sempre nel mio cuore. Sicuramente con contenuti molto cambiati rispetto all'inizio e nel corso degli anni, con periodicità mutata e con percezione della nostra città in continua mutazione. A volte mi sembra che si sia risvegliata dal delirio di onnipotenza di panini e taglieri, altre volte vedo che ci ricade, ma con molta meno spavalderia, perché quando tutti aprono la stessa cosa non è che ce la si possa tirare troppo. Poi arriva il giorno in cui ti rendi conto di vivere tanto la città, di nuovo, con entusiasmo, dopo una lunga clausura, ma realizzi che lo fai diversamente da un tempo. E allora capisci che qualcosa è cambiato: adesso non è più "tutti pazzi per un bistrò" o per un barettino, adesso è "tutti pazzi per un festival" o per un mercatino, per un parco con le panche e le amache che durerà un'estate, per ambienti all'aperto dove si aggrega un po' di tutto, proprio come è successo lo scorso weekend al DLF di via Serlio, area in ascesa anche grazie all'arrivo di Chinotto, che ingloba l'associazione Baum e la radio Neu: l'importante è che l'esperienza temporanea sia intima, un po' alternativa, con occhio speciale. alle autoproduzioni se si tratta di un mercatino, con offerta gastronomica particolare, se c'è un bar.







al Parco 11 settembre




Attenta alle autoproduzioni se si tratta di un mercatino, con offerta gastronomica particolare, se c'è un bar, perché in questo nuovo scenario ci sta bene naturalmente bene il cibo, che invece è sempre più street, truck, bike, apecar, container o tandem e punta su piatti popolari e veloci, che possano contenere un'evocazione forte. E' come se la voglia di un ristorantino o di un bistrò, sopraffatta dai mille cavilli burocratici, fosse appagata con un temporary qualcosa, che dura magari 3 giorni ma al quale si lavora tutto l'anno.





al Kinotto c'è stato il festival di Baum, ma anche ora le panche son lì' tutte le sere e l'atmosfera è da "outer space", gran relax, fuori dal centro e da tutto




In questo mood, "breve è bello", ancor di più se è estate e si sta fuori, ecco qui una piccola guida a posti carini dove mangiare qualche cosa e far balotta.





Blu Mood a Torreverde di Castel Maggiore: un drink a bordo piscina nella campagna bolognese che vale un viaggio di giorno ma anche di sera





entrate in via del Guasto e scoprite la focaccia ligure: il container è quello dell'Ex Forno e sì, ho un debole per la proposta
Scaccomatto agli Orti




Guasto Village

perché: perché si mangia la focaccia ligure con le ditate unte di olio squisito e salatine che a Bologna si è vista "sincera" solo anni fa a SetUp. La firma è del focacciaro "Promesse da Marinaio", da Genova con sapore. La trovate al container dell'Ex Forno (il bar del Mambo) proprio in via del Guasto.



Parco 11 Settembre


C'è CineBOff già da maggio, con panche e amache, oppure ci si siede per terra coi teli, tutto è molto rilassato. Il lunedì sera aperitivo dal mondo con cucine esotiche e il giovedì sera si fa l'aperitivo (o si mangia proprio) col picnic gourmet.



Ai 300 scalini


E' innanzitutto una manifestazione dedicata al teatro, ma il suo posizionamento è anche sul cibo, perché quando arrivate quassu dentro al parco San Pellegrino, da via Casaglia 37, trovate un bar e anche un forno. Al bar, nel weekend, si beve buon vino del nostro territorio, si mangia cibo realizzato coi prodotti degli agricoltori vicini e si guarda San Luca, pensando di toccarla con un dito. 





Blu Mood a Torreverde


Prendete la strada verso Castel Maggiore e seguite le indicazioni, dalla Bolognina un quarto d'ora in macchina: arrivate alla piscina guardata a vista da un banco bar che sembra di essere dentro a Scandalo al Sole, mood anni sessanta e direzione artistica contemporanea, perché alla regia c'è Morra Mc che mette anche i dischi in sere dedicate e seleziona piccole band che suonano il mercoledì sera. Il bar quest'anno vanta la gestione di Camera a Sud, aspettatevi cibi deliziosi ma non arzigogolati.



Parco della Montagnola

Si replica in Montagnola con l'arrivo dell'estate e torna, oltre alla musica, la proposta gastronomica che offre ristoro e al contempo presidia, rinforzando l'attività della baracchina azzurra dei gelati di Max "I gelati sono buoni". Arriva "Adesso Pasta", che diventa la destinazione per la cena a base di primi declinati secondo le tante ricette possibili e arriva il bar del Binario 69 che apre a mezzogiorno nell'area centrale.



Mercato della Terra il lunedì sera

Arriva l'estate e cambia il giorno: il Mercato della terra con i banchetti e la proposta culinaria atterrà in piazzetta Pasolini dal tardo pomeriggio. Qui c'è anche il Cameo, il bar estivo della Cineteca curato da Camera a Sud che serve da ristoro anche in questi giorni di Biografilm Festival.



Scaccomatto agli Orti in via della Braina

Nel bel giardino degli orti di via della Braina, ormai un appuntamento consolidato dell'estate, la cucina di Mario Ferrara open air. Per conoscere le serate di apertura seguite il profilo fb o il sito scaccomattoristorante.it. Stasera ad esempio è prevista l'apertura e potrebbe anche esserci un meraviglioso tramonto, ma in caso di pioggia si mangia anche dentro, in una sala dal sapore vintage.



Al Binèri: il ristorante del Dlf dove il personale è in transito, la gestione di una coop e il conto importante





Uno spaghetto alla chitarra e amatriciana di tonno non molto generoso nel condimento




AL Binèri non si spende poco. Che antipatico dettaglio per iniziare un post, direte voi. E' vero. Ma: se stessi scrivendo del ristorante Massimiliano Poggi, forse non esordirei così, perché da uno dei migliori chef di Bologna ci si aspetta di spendere molto. Ma, trattandosi del ristorante del Dopolavoro Ferroviario in via Serlio della Bolognina, da quest'anno "intitolato" Al Binèri, allora il conto diventa un dettaglio importante che ribalta vari cliché. Tipo: ah, ma allora se vado a mangiare al DLF, il parco dei ferrovieri, non costerà chissà quanto. Oppure: visto che ci lavorano richiedenti asilo, titolari di protezione internazionale o chi arriva qui per ripartire o restarci ed essere inserito nel tessuto sociale, allora non potrà essere troppo costoso. E invece non è così, perché se le materie prime sono buone e l'idea di cucina ambizioso, allora il conto lievita per forza. E se la brigata e il servizio in sala (ho visto almeno tre camerieri, non sono pochi, e non si attende all'infinito) si traducono in stipendi regolari, è giusto che sia così. Anche se poi, a me, pagare una panna cotta alla menta 8 euro (i prezzi non sono scritti sulla lavagna, ma vengono detti a voce, in caso chiedeteli espressamente), sembrerà sempre tantissimo. Ma davvero, è una cosa personale. O forse sono schiava del cliché allo stellato sì, al Dlf no.





il ristorante rinfrescato da alberi e natura e a fianco della ferrovia
Stanno succedendo tante cose a Bologna e soprattutto si stanno presentando nuovi scenari che sparigliano le carte delle nostre consolidate conoscenze e aspettative. Sul tema del sociale che può incontrare l'alta cucina promuovendo l'inclusione, la cooperativa sociale Eta Beta ci ha mostrato una decisa direzione allo spazio Battirame qualche mese fa, con il progetto "7 tavoli" che prevedeva sette cene realizzate da 7 grandi chef di fama internazionale e la collaborazione dello storico Massimo Montanari. Il fine è quello di combattere i cliché, mescolare ambienti sociali e sensibilizzare attraverso il cibo, che fa da collante universale. Qui da Al Binèri, l'idea è la stessa, con la cooperativa Arca di Noè che lavora su accoglienza, integrazione e inserimento lavorativo e lo chef Michele Trieste - tante esperienze alle spalle- qui ai fornelli per il primo anno.

Io e Linda, la mia compagna di cena pre-cinema (andavamo poi a vedere "Summer" di Kirill Serebrennikov al Galliera) abbiamo fatto due chiacchiere con la persona- crediamo- responsabile della sala e abbiamo appreso un po' di informazioni sulla scelta della materia prima, meticolosa e in cerca dell'ottimo. Per la nostra serata e per farci un'idea del menu abbiamo diviso i piatti: uno spaghetto alla chitarra fatto a mano all'amatriciana di tonno (9 euro), il polpo come secondo (14 euro) e la panna cotta "after eight" come dolce (8 euro) più due calici di ribolla gialla (5 euro l'uno).Tutto molto buono e un "po' meno" di entusiasmo per lo spaghetto che in fatto di condimento poteva essere più generoso, anche come sapore. Servizio molto gentile.

Insomma, se decidete di fare una cena importante, in un ambiente etico, questa è la destinazione. Astenersi i "vado a mangiare due robe al ristorante del Dlf prima del cinema", resterete delusi.





un ottimo polpo alla brace e un contorno che anche in questo caso poteva essere più generoso... 




panna cotta "after eight"




Al Binèri

Dopolavoro Ferroviario

via Serlio 25/2 o ingresso con parcheggio da via Stalingrado 12

Bologna

370-3330255